Sempiterni amici del Garage Ermetico, benvenuti ad una nuova puntata di Nerdipidia, il programma che se non stai attento, alla fine, tra una boiata e l’altra finisce per dire anche delle cose serie. E noi non le vogliamo le cose serie vero? Le antidemocratiche, antiliberali cose serie, che uno insomma lavora sessanta ore al giorno per la collettività, dovrà pur rilassarsi in qualche modo. Ed ecco che per chi non ha una casa grande abbastanza per un bunga bunga c’è la nostra allegra enciclopedia fumettistica che oggi scorre l’indice fino alla voce AUTORE.
Autore. Nome maschile, singolare. Dal latino auctor auctoris, colui che fa, colui che realizza. Nel fumetto come in tutte le forme d’arte, l’autore è l’esecutore materiale dell’opera. In pratica quello che si è fatto tutto il lavoro, mentre tu sei lì che dici eh, ma qui poteva fare così, lì poteva fare cosà, nel pieno del tuo diritto di pubblico con una coscienza critica e senza pezza sotto le ascelle.
Nel linguaggio fumettistico esistono essenzialmente due tipi di autori: l’autore completo, quello cioè che si occupa di tutte e due le anime del fumetto, la sceneggiatura e il disegno, e l’autore incompleto, quello di cui avete perso i pezzi aprendo la scatola dei lego, quindi o scrive le sceneggiature o disegna. Ci si deve accontentà.
Ognuna di queste due forme di vita fumettistica, di queste varianti biologiche della specie autore, ha un sacco di problemi. I primi, quelli che fanno tutto loro, sono preda dello sconforto, della solitudine, della fatica fisica di pensare alla trama, fare lo storyboard, le matite, gli inchiostri, il soggetto e tutto deve tornare e nessuno che ti dà una mano e ah, potessi condividere questa prova con qualcuno. I secondi invece, quelli che fanno vita di coppia, litigano, perché no, non la intendevo così questa scena, ma scusa ma le battute non ci stanno nei balloon, e sei uno scribacchino fallito, taci tu, che fai storte persino le vignette.
Si scherza ovviamente, ma il miracolo del fumetto rimane lì evidente: la fusione di due arti e di due anime comunicative. Non importa se nella testa e nelle mani di un uomo solo o nell’impegno di due artisti in grado di dar vita al prodigio della narrazione fumettistica. Quindi, come diceva Plauto sia lauto all’autore il compenso. Diteglielo agli editori cattivi.
La parola autore, in ambito artistico e fumettistico ha però anche una sfumatura diversa. Non solo serve ad indicare il realizzatore materiale o concettuale dell’opera, ma a volte anche a definirne il genere, il valore, l’impegno. C’è il cinema d’autore, c’è la canzone d’autore e c’è anche il fumetto d’autore. Che, te lo spiego, in pratica è il fumetto quello sì, lui bello, coi contenuti proprio importanti, il capolavorone con dentro la psicologia e la riflessione sulle cose del mondo e della vita.
E allora via alla distinzione tra il fumetto d’autore e quello d’evasione, quello mainstream, quello da poco, quello che non vale tanto quanto. Si è detto di tutto sulla questione e non mi ci invischio, ma sappiate una cosa. Il sindacato degli autori si dissocia da questo uso improprio della parola autore, ma soprattutto ci tiene a ribadire che nessun autore viene maltrattato durante la realizzazione dei fumetti commerciali. Giurin giurello lo fanno di loro spontanea volontà, con il loro bravo talento e la loro brava passione. Chi più chi meno, ovviamente. Ma rassicuratevi, anche nei laboratoir garnier test clinici dimostrano che non serve parlare di mafia o di razzismo per essere autori. Perché voi valete.
Avete capito? Avete acquisito consapevolezza della natura degli autori di fumetto? Bravi, che vi vedo d’accordo e contenti, propositivi, con una luce nuova negli occhi quando pensate a quegli omini che non si vedono ma lavorano per voi appassionati.
Come me, che nel mio piccolo sono autore di Nerdipidia e vi do appuntamento a settimana prossima sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14) per chiacchierare insieme di un’altra definizione fumettistica.
Perché imparare è bello ma magari anche no
Autore. Nome maschile, singolare. Dal latino auctor auctoris, colui che fa, colui che realizza. Nel fumetto come in tutte le forme d’arte, l’autore è l’esecutore materiale dell’opera. In pratica quello che si è fatto tutto il lavoro, mentre tu sei lì che dici eh, ma qui poteva fare così, lì poteva fare cosà, nel pieno del tuo diritto di pubblico con una coscienza critica e senza pezza sotto le ascelle.
Nel linguaggio fumettistico esistono essenzialmente due tipi di autori: l’autore completo, quello cioè che si occupa di tutte e due le anime del fumetto, la sceneggiatura e il disegno, e l’autore incompleto, quello di cui avete perso i pezzi aprendo la scatola dei lego, quindi o scrive le sceneggiature o disegna. Ci si deve accontentà.
Ognuna di queste due forme di vita fumettistica, di queste varianti biologiche della specie autore, ha un sacco di problemi. I primi, quelli che fanno tutto loro, sono preda dello sconforto, della solitudine, della fatica fisica di pensare alla trama, fare lo storyboard, le matite, gli inchiostri, il soggetto e tutto deve tornare e nessuno che ti dà una mano e ah, potessi condividere questa prova con qualcuno. I secondi invece, quelli che fanno vita di coppia, litigano, perché no, non la intendevo così questa scena, ma scusa ma le battute non ci stanno nei balloon, e sei uno scribacchino fallito, taci tu, che fai storte persino le vignette.
Si scherza ovviamente, ma il miracolo del fumetto rimane lì evidente: la fusione di due arti e di due anime comunicative. Non importa se nella testa e nelle mani di un uomo solo o nell’impegno di due artisti in grado di dar vita al prodigio della narrazione fumettistica. Quindi, come diceva Plauto sia lauto all’autore il compenso. Diteglielo agli editori cattivi.
La parola autore, in ambito artistico e fumettistico ha però anche una sfumatura diversa. Non solo serve ad indicare il realizzatore materiale o concettuale dell’opera, ma a volte anche a definirne il genere, il valore, l’impegno. C’è il cinema d’autore, c’è la canzone d’autore e c’è anche il fumetto d’autore. Che, te lo spiego, in pratica è il fumetto quello sì, lui bello, coi contenuti proprio importanti, il capolavorone con dentro la psicologia e la riflessione sulle cose del mondo e della vita.
E allora via alla distinzione tra il fumetto d’autore e quello d’evasione, quello mainstream, quello da poco, quello che non vale tanto quanto. Si è detto di tutto sulla questione e non mi ci invischio, ma sappiate una cosa. Il sindacato degli autori si dissocia da questo uso improprio della parola autore, ma soprattutto ci tiene a ribadire che nessun autore viene maltrattato durante la realizzazione dei fumetti commerciali. Giurin giurello lo fanno di loro spontanea volontà, con il loro bravo talento e la loro brava passione. Chi più chi meno, ovviamente. Ma rassicuratevi, anche nei laboratoir garnier test clinici dimostrano che non serve parlare di mafia o di razzismo per essere autori. Perché voi valete.
Avete capito? Avete acquisito consapevolezza della natura degli autori di fumetto? Bravi, che vi vedo d’accordo e contenti, propositivi, con una luce nuova negli occhi quando pensate a quegli omini che non si vedono ma lavorano per voi appassionati.
Come me, che nel mio piccolo sono autore di Nerdipidia e vi do appuntamento a settimana prossima sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14) per chiacchierare insieme di un’altra definizione fumettistica.
Perché imparare è bello ma magari anche no
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