Intrepidi ed appassionati amici del Garage Ermetico, benvenuti ad una nuova puntata di Nerdipidia, l’enciclopedia nerd di cui non sentivate il bisogno, ma che non si offende, guarda, e continua nella sua missione di istruirvi sui concetti fondamentali del fumetto, affinché anche voi possiate dirvi esperti dell’arte sequenziale con effetto retroattivo, da molto prima dell’assunzione dei vostri rispettivi incarichi diciamo. Settimana scorsa vi abbiamo infarinato su cosa sia un manga, oggi vi friggiamo in padella con il concetto di Mangaka.
Mangaka. Termine sia maschile che singolare, invariabile al plurale, che significa autore o autrice di fumetti nella lingua giapponese. Stamattina ti sei svegliato con gli occhi a mandorla e hai iniziato a dividere la pagina in vignette iperdinamiche che raccontano una storia fighissima per cui impazziranno migliardilioni di ragazzini della provincia di Domodossola? Complimenti, sei ufficialmente un mangaka o una mangaka.
E qui parrebbe finita. Cioè, cosa vuoi che distingua un mangaka da un comunissimo autore di fumetti, se non la nazionalità? Eh? Eh. E che ci sto a fare qui io, se non a spiegarvi queste cose? Sì, perché in realtà un mangaka è in molti casi sia il disegnatore che l’autore di testi e sceneggiature dei suoi lavori, molto più spesso che in occidente, dove il caso non è certo raro, ma è normale che le due figure siano distinte. Nella terra del sol levante invece il nome di un autore è indissolubilmente legato alle sue opere più famose, che ha partorito in tutte le sue parti creative, e il manga è per lui come un figlio diciamo. Ho visto io coi miei occhi mangaka sgridare tavole originali e mandarle a letto senza cena, o raccomandare a ristampe di andare piano in motorino.
Altra particolarità degli autori giapponesici è l’abitudine a lavorare in team, in quelli che sono tendenzialmente noti come studi, gruppi di lavoro fondati o diretti da mangaka affermati o già avviati, sotto ai quali sgobbano come dei muli giovani apprendisti ed aspiranti stelle del futuro. Questi poveri allievi comandati a scudisciate si occupano di solito degli sfondi, o degli studi, di realizzare particolari del disegno, e in casi eccezionali, di sostituire il maestro quando le scadenze settimanali delle riviste si fanno insostenibili.
Un’altra differenza? I mangaka di successo, quelli che strappano contratti alle case editrici più importanti e finiscono nelle loro scuderie, diventan famosi. Ah ah ah, no, non ridete, per davvero. Famosissimi. Delle superstar. Proprio come da noi. L’avreste detto? Per davvero. Interviste, notizie sui giornali, bagni di folla, serie animate, merchandising. Che poi i proventi spesso vadano ai potentissimi editori è un altro discorso. Fama e gloria per i fumettisti. Non è fantascienza.
Akira Toriyama, Rumiko Takahashi, Eichiiro Oda, Go Nagai, Masashi Kishimoto, Masakatsu Katsura, sono solo alcuni dei nomi del passato e del presente che hanno goduto di questa notorietà, della passione dell’intera società giapponese per i manga e i loro realizzatori, del tributo e del rispetto che questo popolo spesso concede ai suoi mangaka. E nessuno di loro ha tentato di diventare presidente del consiglio. Pensa te che gente strana ‘sti giapponesi.
In ultimo un tributo forse al più importante mangaka di tutti i tempi, l’uomo che li ha esportati, ricreati, rivalutati, accresciuti e rigenerati con la sua opera: Osamu Tezuka, che ha scritto storie indimenticabili e affascinanti, dimostrando al mondo intero la sensibilità, la grazia, la profondità con cui i manga giapponesi sanno affrontare temi importanti pur rimanendo nel mondo della fantasia e dell’avventura. E dopo Tezuka, un grazie anche a Kazushi Hagiwara, autore di Bastard!!! Che ha dimostrato al mondo che l’unico modo di rendere un manga un successo planetario se non sai scrivere le storie è disegnare tette sempre più grandi a ogni numero che passa.
E con queste due gloriose figure simboliche direi che ora sapete tutto sui mangaka. Un pozzo di scienza siete diventati. Claudio vi dà appuntamento a settimana prossima con una nuova pagina di Nerdipidia, sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).
Perché imparare è bello, ma magari anche no.
Mangaka. Termine sia maschile che singolare, invariabile al plurale, che significa autore o autrice di fumetti nella lingua giapponese. Stamattina ti sei svegliato con gli occhi a mandorla e hai iniziato a dividere la pagina in vignette iperdinamiche che raccontano una storia fighissima per cui impazziranno migliardilioni di ragazzini della provincia di Domodossola? Complimenti, sei ufficialmente un mangaka o una mangaka.
E qui parrebbe finita. Cioè, cosa vuoi che distingua un mangaka da un comunissimo autore di fumetti, se non la nazionalità? Eh? Eh. E che ci sto a fare qui io, se non a spiegarvi queste cose? Sì, perché in realtà un mangaka è in molti casi sia il disegnatore che l’autore di testi e sceneggiature dei suoi lavori, molto più spesso che in occidente, dove il caso non è certo raro, ma è normale che le due figure siano distinte. Nella terra del sol levante invece il nome di un autore è indissolubilmente legato alle sue opere più famose, che ha partorito in tutte le sue parti creative, e il manga è per lui come un figlio diciamo. Ho visto io coi miei occhi mangaka sgridare tavole originali e mandarle a letto senza cena, o raccomandare a ristampe di andare piano in motorino.
Altra particolarità degli autori giapponesici è l’abitudine a lavorare in team, in quelli che sono tendenzialmente noti come studi, gruppi di lavoro fondati o diretti da mangaka affermati o già avviati, sotto ai quali sgobbano come dei muli giovani apprendisti ed aspiranti stelle del futuro. Questi poveri allievi comandati a scudisciate si occupano di solito degli sfondi, o degli studi, di realizzare particolari del disegno, e in casi eccezionali, di sostituire il maestro quando le scadenze settimanali delle riviste si fanno insostenibili.
Un’altra differenza? I mangaka di successo, quelli che strappano contratti alle case editrici più importanti e finiscono nelle loro scuderie, diventan famosi. Ah ah ah, no, non ridete, per davvero. Famosissimi. Delle superstar. Proprio come da noi. L’avreste detto? Per davvero. Interviste, notizie sui giornali, bagni di folla, serie animate, merchandising. Che poi i proventi spesso vadano ai potentissimi editori è un altro discorso. Fama e gloria per i fumettisti. Non è fantascienza.
Akira Toriyama, Rumiko Takahashi, Eichiiro Oda, Go Nagai, Masashi Kishimoto, Masakatsu Katsura, sono solo alcuni dei nomi del passato e del presente che hanno goduto di questa notorietà, della passione dell’intera società giapponese per i manga e i loro realizzatori, del tributo e del rispetto che questo popolo spesso concede ai suoi mangaka. E nessuno di loro ha tentato di diventare presidente del consiglio. Pensa te che gente strana ‘sti giapponesi.
In ultimo un tributo forse al più importante mangaka di tutti i tempi, l’uomo che li ha esportati, ricreati, rivalutati, accresciuti e rigenerati con la sua opera: Osamu Tezuka, che ha scritto storie indimenticabili e affascinanti, dimostrando al mondo intero la sensibilità, la grazia, la profondità con cui i manga giapponesi sanno affrontare temi importanti pur rimanendo nel mondo della fantasia e dell’avventura. E dopo Tezuka, un grazie anche a Kazushi Hagiwara, autore di Bastard!!! Che ha dimostrato al mondo che l’unico modo di rendere un manga un successo planetario se non sai scrivere le storie è disegnare tette sempre più grandi a ogni numero che passa.
E con queste due gloriose figure simboliche direi che ora sapete tutto sui mangaka. Un pozzo di scienza siete diventati. Claudio vi dà appuntamento a settimana prossima con una nuova pagina di Nerdipidia, sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).
Perché imparare è bello, ma magari anche no.
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