martedì 6 ottobre 2009

Bookmarks Puntata 36 - 7 Febbraio 2009



Ehi, guardate chi è tornato a ronzarvi nelle orecchie? Quel mattacchione di Claudio è di nuovo alla conduzione di Bookmarks. Vi vedo già commossi all’ascolto delle vostre radio, armeggiare con i transistors, scaricare entusiasti le puntate e tutto ciò perché credevate di esservi liberati del sottoscritto. Spiacente di darvi questa cocente delusione, amici, ma eccomi qui per voi ad infarcire i vostri preferiti di web strip sempre più interessanti e divertenti.

E parlando di interesse e divertimento, quest’oggi voglio dare una bella mano di colori allegri ad un argomento troppo spesso serioso ed ammorbante: oggi infatti parliamo di università e di dottorandi. Avete presente quella razza oscura e misconosciuta, in bilico fra la condizione di studente e di lavoratore precario sfruttato, attaccata da tutti i fronti e costretta ad inseguire mezzo mondo per una borsa di studio o un assegno di ricerca? Ebbene, sono proprio loro i protagonisti di Phd Comics, la strip di oggi.

Innanzitutto dovete sapere che la sigla phd, altro non è che il nome anglosassone del nostro dottorato, abbreviazione di Philosophiae Doctor, in latino. Con un simpatico gioco di iniziali però, nel nostro caso significa Piled, Higher and Deeper, cioè, in una traduzione un po’ libera, impilato, più altro e più difficile. Probabilmente Jorge Cham, autore della serie, ha scelto queste tre magiche paroline pensando alla sua esperienza di dottorando in ingegneria all’università Californiana di Stanford, teatro delle vicende del suo comic, e riferendosi al lavoro a volte ingrato a volte pigro di questa categoria di aspiranti ricercatori.

Ma veniamo ai quattro protagonisti che compongono l’inossidabile gruppo di Phd Comic.
L’eroe della serie è curiosamente senza nome. Ha due occhialetti da intellettuale, un’aria sempre seria e rassegnata ed affronta le classi di studenti e le sfuriate dei professori con un misto di fatalismo ed incrollabile forza d’animo. Sogna finalmente di portare a termine la sua tesi di dottorato e trova conforto ed apoggio nei suoi indispensabili amici.

Il più indispensabile dei quali è forse Mike Slackenerny. Mike è un genio: è brillante fino ad accecarvi con la sua lucida intelligenza. Il problema è che è probabilmente l’uomo più pigro del pianeta. Forse tutto è troppo facile per lui e nulla vale la pena di un impegno minimamente serio. Mike è quindi una di quelle figure mitologiche che abitano gli atenei per anni ed anni, bivaccando nei corridoi senza mai riuscire a laurearsi, o, in questo caso, a prendere il dottorato.

Cecilia, anche lei ingegnere in via di phd, ha passato una vita a negare di essere una nerd. Ora che ha smesso, la vediamo felice e contenta condurre le sue ricerche complicatissime su oscuri segreti dell’informatica, festeggiare in estasi ogni volta che sconfigge un baco del suo pc e lasciare che tecnologia discutibilmente utile invada senza pietà la sua stanza. Figlia di un grande professore, avrebbe terminato la sua tesi e potrebbe conseguire il dottorato, ma qualcosa nella sua testa le impedisce invariabilmente di terminare gli studi. Saranno gli effetti della montagna di cioccolato che consuma quotidianamente

Quarta ed ultima componente di questo gruppo di giovani accademici è Tajel, l’unica studentessa di materie umanistiche della serie. Comprensiva, disponibile, intelligente, Tajel è sempre in cerca di qualcosa di nuovo per cui protestare, di un motivo per mobilitare i suoi compagni in corteo o una ragione per scuotere le coscienze sopite di studenti oberati di lavoro e preoccupati dagli esami. In bocca al lupo Tajel.

Attraverso questi quattro personaggi che evidentement ama alla follia, Jorge Cham racconta la quotidianità di una condizione molto molto particolare, una sorta di limbo tra l’età adulta del lavoro e quella giovanile dello studio. Il dottorato, se da un lato è il nemico da affrontare tutti i giori, dall’altro è un modo come un altro per rimandare la decisione su cosa si voglia fare da grandi senza rimanere nel frattempo con le mani in mano. Il tutto descritto con la sana e partecipata ironia di chi attraverso questa esperienza ci è passato e sa bene quanta fatica comporti, ma anche quanto tempo lasci all’ozio e alla possibilità di coltivare le proprie passioni, anche quelle più assurde e soprattutto di rimandare, rimandare, rimandare gli impegni, fino a quando non sarà quasi troppo tardi e ci si troverà a rincorrere senza fiato la scadenza di turno.

Cham, che ha iniziato a disegnare e scrivere la serie nel 1997, suo primo anno di phd, ha un umorismo di grande intelligenza e quasi sempre privo di sarcasmo, mai troppo spietato ed in qualche modo sempre compassionevole. I suoi miglioramenti come sdisegnatore sono costanti e notevoli. Dalle semplicissime vignette incerte e bidimensionali degli esordi, si è rapidamente passati ad un uso dei chiaroscuri al computer sempre più consapevole, fino all’odierna sapiente gesione della tavola e, nel 2003, all’invasione del colore.

Questa serie da indaffarati perdigiorno la trovate all’indirizzo www.phdcomics.com, che ovviamente vi consigliamo di visitare al più presto, così come vi suggeriamo di seguirci ancora settimana prossima sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).


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Bookmarks Puntata 35 - 20 Dicembre 2008



Amici stripparoli bentornati su Bookmarks, la pillolina digestiva a base di web-comic in grado di alleggerirvi lo stomaco persino dai peggiori cenoni ipercalorici. Panettone al mascarpone? Tacchino al tamarindo? Frittura globale totale con lo struzzo di mare? Roba da nulla per noialtri della redazione.

Questa settimana abbiamo voluto fare i ricercati, gli alternativi ed i raffinati, dunque sotto i vostri decoratissimi abeti natalizi non metteremo la solita strip, ma un progettino molto molto particolare, un fumetto per palati fini e da intenditori.

Correva l’anno 2000 quando agli albori del movimento web.comiccaro italiano comparivano in rete dei buffi omini stilizzati, tutti in bianco e nero, disegnati con semplicità quasi infantile. Nelle loro prime strip, aggiornate quotidianamente, litigavano su un cane ed un ombrello. Dov’è il mio ombrello? Dov’è il mio cane? Avevano un buffo senso dell’umorismo, espressioni a metà tra il tragico e l’annoiato, e soprattutto facevano un’incredibile tenerezza.

In quel giorno di otto anni fa, faceva infatti la sua comparsa Acid Street, il primo web-comic di Andrea Ancona, in arte Condre. Una serie, dicevamo, davvero fuori dagli schemi. Tutti noi ogni tanto incappiamo in opere, persone, situazioni che non riusciamo a definire se non con sgradevole vaghezza. Acid street è proprio così, è strana, diversa e spiazzante. Come da titolo, sembra davvero il parto di una mente psichedelica, a cominciare dalla sua apparenza grafica. In un bianco e nero svuotato da ogni fondale, Condre crea e sviluppa un universo di personaggi anonimi e sgangherati, disegnati con studiata noncuranza ed efficace asciuttezza.

I suoi pupazzetti dalla testa d’uovo iniziano la loro avventura in maniera del tutto occasionale. Sulle prime infatti le singole tavole sembrano finalizzate alla battuta indipendente e poco più. Pur legate fra di loro dal sottile filo dei litigi bambineschi dei protagonisti, danno l’impressione di servire soltanto allo sfogo del bizzarro senso comico dell’autore, fatto di assurdità della situazione e freddure dal sapore moooolto inglese. Non si ride a crepapelle, si sorride storto, complice l’atmosfera straniante sia visiva che narrativa.

Poi però succede una cosa strana. Con il proseguire della serie ci si rende conto che ogni sequenza è in qualche modo collegata, attraverso una rete di storie del tutto pretestuose, del tutto vuote di significato, che pure non mollano la presa sul lettore. Come vi abbiamo detto la storia inizia con una scusa idiota, lo smarrimento contemporaneo di un cane e di un ombrello; il bello è che prosegue con una miriade di scuse idiote che si alimentano a vicenda, creando una curiosa e folle progressione geometrica che ha miracolosamente tenuto in piedi la serie fino al 2004, anno della sua conclusione.

Nel frattempo, l’autore, continuando a raccontarci il nulla, ha trovato persino il modo di dare una caratterizzazione precisa ai suoi perosnaggi. Ed ecco allora i litigiosi fratelli dalla testa ovale, il triste omino dalla testa grossa, antipatico a tutti persino ai cactus e ai muri, il saccente pupazzo col cappello ed una moltitudine di comprimari che scompaiono per poi tornare, che se ne vanno per ricomparire alla bisogna, riannodando e sciogliendo le fila dell’esile trama di questo impossibile fumetto.

Lo so, questa volta sono stato confuso ed impreciso, ma percorrendo i sentieri allucinati di Acid Street, non c’è davvero alternativa. Per apprezzarla davvero infatti bisogna perdercisi dentro, dimenticarsi ogni possibile punto di riferimento ed abbandonarsi alla corrente dei suoi mille ruscelli narrativi.

Se avete fede sufficiente per imbarcarvi in questa lettura così atipica, potete trovare il lavoro di Andrea Ancona sul sito acidstreet.splinder.com. Secondo noi, ne vale la pena amici. Così come vale sempre la pena seguirci sulle frequenze Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).


Buone feste psicotrope a tutti voi e, mi raccomando, leggete tante strip.


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Bookmarks Puntata 34 - 13 Dicembre 2008



E’ quasi Natale, amici. Ve ne sarete resi conto dalla neve, dalle nostre città così luminescenti, dalle temperature ure ure, dalla pubblicità del panettone che già non se ne può più. Alcuni di voi se ne saranno accorti anche da quel senso di vago smarrimento malinconico, di cui solitamente soffrono in questo periodo le moltissime persone che non amano i periodi di festa e che non riescono a farsi coinvolgere dallo spirito natalizio.

Ma c’è qualcuno, o sventurati individui accerchiati da babbi natali arrampicatori e renne dal naso rosso, che pensa a voi: la redazione di Bookmarks. La recensione di oggi infatti vi parla di una strip lontana anni luce dal buonismo ad orologeria delle feste, che sicuramente vi scalderà il cuore, spazzando via, con la sua spietata cattiveria, le strofe di Jingle Bells e Silent Night.

E si capisce già dal titolo che Aaron Johnson ha voluto dare alla sua strip: What the duck.
Ok, vorrei tranquillizzare gli anglofoni e spiegare a chi non parla inglese. Ho detto Duck, non fu…ehm. Insomma, se non si è capito, non ho detto quella parolaccia di quattro lettere che inizia per effe. Calmi, è solo un gioco di parole. Duck, ho detto Duck, come Duffy Duck, Donald Duck. Come anatra insomma. Comunque, è chiaro no? What the duck fa il verso ad un’espressione colorita che in inglese suona come da noi suonerebbe l’esclamazione “ma che ca…volo”.

Cosa c’entrano le anatre? Beh, Johnson, per curiosi ed oscuri motivi noti solo a lui, ha scelto questi animaletti come protagonisti della sua strip, per raccontarci le assurdità, le cattiverie, le situazioni del suo lavoro. Visto che Aaron è da molti anni un fotografo professionista, i personaggi di What the duck sono volatili piccoli e tozzi con la loro fida digitale a tracolla, la loro passione per il fotoritocco, le loro difficoltà a trovare un lavoro. Un esercito di anatre-fotografo che si arrabatta tra le sedi delle case editrici, laboratori di fotografia e redazioni di giornali. Da un lato le anatre, o i fotografi, dall’altro gli uomini, cioè il resto del mondo: clienti, datori di lavoro, passanti, vittime innocenti.

In questo curioso ambiente, noi seguiamo da vicino l’esistenza di un particolare individuo dal piumaggio grigio chiaro, dalla bocca tagliente come un rasoio e dai pochi scrupoli. Un cinico bastardo dal sarcasmo facile e con la battuta sempre pronta, disposto a distruggere verbalmente chiunque gli capiti a tiro: dall’assistente sfigato alla modella presuntuosa, dal cliente petulante agli innocenti ed ignari passanti. Cercando ovviamente di guadagnarci qualcosa, di piazzare a qualcuno le proprie fotografie o di farsi pagare per i servizi resi.

In questo contesto Aaron Johnson si muove con grandissima libertà, mettendo le sue notevoli doti di umorista al servizio delle più diverse situazioni comiche. Se ovviamente a volte fa riferimento al mondo della fotografia, raccontando storie famigliari agli appassionati e ai maniaci dello scatto perfetto, di solito si limita a sfruttare la situazione di base per mettere in mostra la sua colossale cattiveria. Il suo forte infatti è quello che un professore di letteratura inglese chiamerebbe witty language, il dialogo sarcastico e spietato, l’insulto velato ed intelligente che mette in ridicolo una persona o un ambiente, a volte per rivelarne le contraddizioni, a volte per il semplice gusto della cattiveria gratuita.

Il che permette alla serie di mantenere un’assoluta semplicità sotto tutti i punti di vista. I personaggi sono tutti anonimi, a partire dal protagonista, e privi di qualunque caratterizzazione grafica. A distinguere il nostro anti eroe dai suoi colleghi è soltanto il colore delle piume. Gli esseri umani che compaiono nella serie, un po’ come gli invisibili adulti dei Peanuts, non mostrano mai il loro volto, di volta in volta tagliato dall’inquadratura bassa della vignetta (ad altezza anatra) o coperto provvidenzialmente dai baloon. Quel che resta sono grasse risate, condite dall’inconfondibile tocco di malignità che tanto ci piace in questa serie.

E non soltanto a noi, a quanto pare, visto che da qualche settimana, oltre che sul sito ufficiale www.whattheduck.net, la strip di Aaron Johnson la trovate anche sul portale fumettistico www.comicus.it, dove ha preso il posto di Lycurgus, web comici di cui vi parlammo l’anno scorso, grazie alle traduzioni e gli adattamenti di Frank was here e alla collaborazione di AlienPress, lodevole editrice di fumetti on-line.

E’ tutto? Ebbene sì, abbiamo finito. Vi rinnoviamo come sempre l’invito a seguirci settimana prossima sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).

Ricordatevi che a Natale siamo tutti più malvagi e leggete tante strip.


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Bookmarks Puntata 33 - 6 Dicembre 2008



Bentornati su Bookmarks, diletti ascoltatori.
Settimana scorsa siamo entrati con la furia di un bisonte nel mondo dei giochi di ruolo, parlandovi di Deficients and Dragons, la strip di Emanuele Tonini. Oggi, tenendo fede alla promessa di sette giorni fa, ci addentriamo ancor più a fondo in quest’universo fantasy fatto di avventurieri, classi di personaggi, statistiche, valori di combattimento e dadi quasi sempre sfigatissimi. Prendeteci la mano e stateci vicini.

Esiste, tra le brume paludose dell’Ovest, una tenebrosa fortezza, un tempo apprtenuta ad un grande e saggio mago. Scende sotto la superficie per un imprecisato numero di piani, ed ospita una grande quantità di insidie. Da tempo però è oltretutto infestato da mostri malvagi al servizio di un potente scheletrico stregone di nome Xykon, centenaria minaccia alla pace del mondo. Ma un pugno di uomini e donne, anche se non tutti sono umani e non di tutti è chiaro il sesso, si è riunito coraggiosamente per combattere il non morto negromante. Hanno gambe e braccia a stecco, hanno testone rotonde ed espressioni stereotipiche, si muovono in un universo disegnato con grande precisione e semplicità, ed insieme sono The order of the stick, l’ordine del bastoncino, titolo della geniale, splendida, meravigliosa serie che stiamo per raccontarvi.

Roy Greenhilt è il capo. Guerriero temprato da millanta battaglie, guidato dal suo senso del dovere e dal giuramento incompiuto del padre ormai morto, alla vendetta contro il malvagio Xykon. Con in pungo la spada di famiglia guida i suoi compagni con coraggio e con alterna saggezza.

Suo braccio destro è Haley Starshine, figlia dell’ex capo della gilda dei ladri di Greysky. Pragmatica ed abile, si lascia distrarre dal suo giusto cammino di giustizia soltanto dalla sua passione per l’oro ed i preziosi in generale…o è il contrario?

Beh, che importa, quando a ricondurla sulla giusta via c’è Durkon, il nano sacerdote del dio Thor, talmente buono ed onorevole, ma talmente buono ed onorevole che…che la gente della sua razza l’ha cacciato via dalla comunità, ed ora viaggia con Roy in cerca di qualche malvagio da punire.

Il cammino dell’elfo, o dell’elfa…bah, chi ci capisce con questi orecchi a punta? Insomma, il cammino di Vaarsuvius, è invece sulla via della conoscenza, della scoperta dei segreti dell’universo e della padronanza assoluta della magia che lo tiene insieme. Terribilmente permalosa e vendicativa.

Quindi, se non volete farvi arrostire le chiappe, non provocatela come fa Belkar, l’halfling. Cos’è un Halfling? Un hobbit praticamente. Solo che Belkar non va in giro lamentandosi del suo destino crudele, con un servitore armato di padella. No, Belkar viaggia con l’Ordine per sete di sangue. In pratica è un serial killer allucinato e vizioso, un infido e pericolosissimo omicida lunatico.

E poi c’è Elan. Elan è un bardo. Sapete cosa fanno i bardi? Cantano. E parlano. Parlano tantissimo i bardi. Quelli idioti poi, di solito rovinano ottimi piani ed esasperano i loro leader. Sono sicuro che vi starete chiedendo se Elan è un idiota.

Beh, lo lascerò scoprire a voi perché The Order of the Stick, seppure sia una lettura a volte un po’ tecnica e settoriale in alcuni punti, è assolutamente irrinunciabile. Rich Burlew infatti è un narratore ed un umorista con i fiocchi. Volete una prova? Vi daremo un indizio. The start of Darkness, il primo dei volumi in cui la serie è stata raccolta nel Regno Unito, tra molti premi vinti come web-comic, è arrivato secondo nella categoria “miglior graphic novel” degli inglesi Eagle Awards. Sapete chi ha vinto? Alan Moore.

Ebbene amici esco allo scoperto: secondo me Rich Burlew è un genio. Con i suoi coloratissimi stickman, ha saputo creare un miracoloso universo che tiene insieme l’atmosfera epica del fantasy e la comicità slapstick, una storia solida, appassionante e senza intoppi e la burla satirica sulle regole del suo gioco di ruolo preferito. E qui casca un po’ l’asino del tecnicismo di questa serie. I personaggi infatti sono perfettamente consapevoli di come funziona la loro esistenza. Parlano senza ritegno di punteggi di forza e di saggezza o di punti esperienza da accumulare, costruendoci sopra chiuse comiche splendide, ma forse oscure a chi non sia della cricca dei giochi di ruolo.

C’è da dire però che questa caratteristica, endemica nelle prime fasi del fumetto, si fa sentire sempre meno, lasciando più spazio all’intreccio e ad una comicità accessibile. La qualità migliore di Burlew è infatti forse l’abilità nel caratterizzare i suoi personaggi e far interagire le loro personalità per metterle in ridicolo. Se i gamers vi riconosceranno i luoghi comuni del loro gioco preferito, ai nuovi arrivati non fregherà assolutamente nulla, perché il valore di questa caratterizzazione è lì intatto, offerto a chiunque ne voglia godere.

Armatevi di un minimo di coraggio, amici, perché a mio avviso vale proprio la pena di affrontare qualche difficoltà di lettura per quella che è attualmente la migliore strip comica che possiate trovare in rete. Dove? Sul sito www.giantitp.com , nella sezione comics, assieme ad un altro lavoro di cui forse vi parleremo in futuro. Noi invece siamo sempre sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).


Alla prossima, eroici ascoltatori. Leggete tante strip.


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Bookmarks Puntata 32 - 29 Novembre 2008



Cari amici di Bookmarks, da anni sono tornati in auge la fantasia, l’evasione, il fantastico. Da Harry Potter al Signore degli anelli, da Eragon alle cronache di Narnia, nei cinemi sulla carta stampata, è tutto un fiorire di luoghi meravigliosi, creature fatate, magia, eroi, eroismi, magismi, fate turchesi, esseri esofari di altri pianeti che paiono sorci, ma non sono sorci. E di preciso non lo so cosa sono. Si tratta di mondi sognati e sognanti, desideri di bimbi che un giorno combatteranno contro i draghi, le streghe e i presidenti del consiglio.

Nel letto di questo fiume si cala con tutte le scarpe una web-strip in cui siamo incappati a Luccacomics, alla presenza del suo inconsapevole autore. Manu infatti non ci ha visti trafugare (per poi pagarla, sia chiaro) una copia del suo Deficients and Dragons.

A tutti i giocatori di ruolo all’ascolto questo titolo avrà già fatto scampanellare le orecchie. L’ispirazione a Dungeons and Dragons, il capostipite dei giochi di ruolo, creato negli anni sessanta dal recentemente scomparso Gary Gygax, è evidente. Altrettanto evidente è la parodia contenuta in quel “Deficients”, spietatamente riferito agli sgangherati personaggi della serie.

Il gruppo dei più o meno coraggiosi avventurieri è ampio e variabile, ma ruota attorno a quattro personaggi fissi che ne costituiscono l’ossatura principale, ognuno con un suo proprio modo ed un personale motivo per essere definito un deficiente, come da copione.

Akkacielle è il ladro del gruppo. Un personaggio furtivo, abile, esperto di trappole e di marchingegni, capace di guidare i suoi compagni nelle buie e tetre stanze di prigioni millenarie e castelli in rovina. Bravo è bravo, per carità, solo che dovrebbe fare qualcosa contro la sfiga infallibile che lo perseguita.

Suo compagno di vecchia data è Diossina, un baffuto mago che ha ben poco dell’austera figura che il suo ruolo dovrebbe imporgli. Distratto e pasticcione, mette in allarme i propri compagni ad ogni mistico gesto della sua mano, ed i suoi incantesimi hanno esiti imprevedibili.

Luppolo il Nano è un tipo simpatico, basta non farlo arrabbiare. Peccato che abbia una miccia corta corta e l’abitudine di risolvere i problemi solo ed esclusivamente a mazzate, fossero anche problemi di matematica.

A guidarli verso la luce della gloria nella crociata contro le forze del male c’è Sir Roderick, un puro, un buono, un eroe, un cuore nobile, un indomito campione del bene…uno scassapalle allucinante insomma, che trascina i suoi compagni nei peggio pericoli, seguendo la sua onorevole bandiera, anche quando loro farebbero più che volentieri a meno di rischiare il collo per l’ennesima volta.

Insieme a loro può capitare di trovare il vanitoso elfo Soldiesis, la bella sacerdotessa Petula, di sani principi e dall’elasticità mentale molto ridotta, il colossale barbaro Kraag e molti altri tra amici e nemici. Il mondo di Deficients and Dragons è infatti costantemente in crescita. Da quando Emanuele Tonini, vero nome dell’autore, ha iniziato un anno fa, molta acqua è passata sotto i ponti per i suoi personaggi, ed il nucleo iniziale è andato arricchendosi sempre più lungo la via.

Manu infatti si getta a capofitto nella narrazione di ampio respiro, portandola avanti di tavola in tavola con coerenza e continuità, e soprattutto senza farsi imprigionare dalla logica del fumetto umoristico: se alla fine della strip scatta la battuta, bene, altrimenti si può tranquillamente far attendere i lettori vogliosi di risate sino al prossimo aggiornamento del sito, ed intanto far procedere la storia.

Il suo stile di disegno poi è davvero quanto di più adeguato al tema: molto cartoonesco e pulito, coniuga la caricatura della componente comica al dinamismo di un fumetto d’avventura, e si adatta di volta in volta ai bisogni narrativi.

Questa web-strip piacevolmente leggera e divertita la trovate sul sito www.deficientsanddragons.com e sul volumetto di fresca stampa “Avventura al castello”, edito da Shockdom. Ve li consigliamo entrambi fugando i vostri possibili dubbi: non preoccupatevi, per capire le battute non c’è bisogno di aver passato la vita sui giochi di ruolo, ad imprecare contro dadi dalle molte facce.

Ricordandovi che le nostre puntate sono tutte sul sito ztrudel.blogspot.com, vi diamo appuntamento a settimana prossima con un fumetto che rimarrà in tema, andando un po’ più sul tecnico, cioè lo splendido Order of the Stick.


Come sempre noi torniamo sia su queste pagine che sulle frequenze del Garage Ermetico (su Radio Kairos sabato dalle 13 alle 14 e su Radio Sherwood la domenica, in ritardo di una puntata, dalle 13 alle 14).

Buona avventura a tutti e leggete tante strip.




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